C’è un’immagine che dice tutto, senza bisogno di parole: due Papi si abbracciano.
Sopra le loro teste, un cervello e un cuore.
Benedetto XVI rappresenta la mente, il pensiero, la dottrina.
Papa Francesco incarna il cuore, la misericordia, il contatto umano.
Due modi diversi di guidare la Chiesa.
Ma non opposti: complementari.
Benedetto ha parlato alla ragione. Ha difeso la verità con chiarezza, ha dato voce alla tradizione, ha amato la profondità del pensiero.
Francesco ha parlato al cuore. Ha scelto la semplicità, l’ascolto, le periferie. Ha abbracciato la fragilità con parole piene di calore.
Insieme, ci mostrano che non c’è bisogno di scegliere.
Possiamo integrare.
Come nell’adozione: non si tratta di cancellare chi siamo stati, ma di aggiungere amore, unire ciò che ci ha generato e ciò che ci ha accolti.
Un figlio adottato non è solo “cuore” o solo “mente”. È entrambe le cose: un essere completo, che cresce nel dialogo tra radici e nuove possibilità.
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Oggi possiamo guardare a questi due Papi non come a simboli da confrontare, ma come a due voci dello stesso cammino.
Un cammino che ci invita a essere più interi, più veri. Più umani.